tratto da "Pneurama" di gennaio-febbraio 2004 _____________________________________________
TASSONE: nuove norme e maggiori controlli Il Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Mario Tassone illustra le novità allo studio in maniera di sicurezza. Stop ai pneumatici lisci, più severità sulle revisioni.
Sempre più determinato il Ministero dei Trasporti a ridurre il numero degli incidenti, tanto che a viale Asia stanno già preparando un nuovo decreto legislativo che rivoluzionerà il codice della strada, ben al di là del lifting di inizio estate che ha introdotto la patente a punti. Nuove norme e maggiori controlli, anche nei casi di mancata manutenzione dell’auto e di pneumatici con battistrada sottomisura. Le famigerate “gomme lisce” entreranno quindi nelle ipotesi di decurtazione di punti, ampliando la gamma di sanzioni extra-pecuniarie, fino ad ora limitate alle infrazioni delle norme di comportamento disciplinare dal Titolo V del codice. A rivelarlo in questa intervista esclusiva è il Viceministro dei trasporti Mario Tassone, che non nasconde la soddisfazione di aver contribuito a salvare molte vite umane con l’entrata in vigore della patente a punti. Dall’esordio delle modifiche al nuovo codice sono già passati sei mesi, e gli incidenti sono diminuiti di oltre il 20%. È sicuramente tanto per un Paese di “autodipendenti”, sovraccaricato di macchine e povero di infrastrutture, in cui cambiare abitudini e comportamenti acquisiti è forse la cosa più difficile da fare. Molti punti in meno sulle patenti degli italiani ma sicuramente un punto a favore dell’attuale governo che con la sicurezza stradale ha vinto una delle battaglie più importanti. Le nuove norme, alla luce dell’effetto benefico sull’allungamento della vita media degli automobilisti, sono state elogiate da tutti, da maggioranza e opposizione, da società civile e addetti ai lavori, e persino da chi i punti se li è visti togliere a causa di “cattive abitudini” prima tollerate ma oramai messe all’indice dalle nuove norme. Davanti alla salvaguardia di molte vite umane, soprattutto giovani, si è ritrovata compattezza ed entusiasmo nel seguire un percorso che si è dimostrato giusto verso il miglioramento della sicurezza stradale, ma che rimane tutt’ora in salita.
Onorevole Tassone, vogliamo partire con un bilancio delle nuove norme del codice della strada dopo sei mesi dalla loro entrata in vigore?
Meno incidenti dovuti alla circolazione ma soprattutto meno morti e feriti sulle strade. Il bilancio non può che essere positivo. Era questo l’obiettivo e raggiungerlo ci ha fatto particolarmente piacere. Stiamo parlando di salvaguardare vite umane, non di un provvedimento legislativo o una pratica andata a buon fine. Questo richiama il modo di essere di un paese civile che deve puntare sulla qualità della vita e su interventi che hanno al centro l’uomo e il miglioramento delle sue condizioni.
C’è forse una soddisfazione particolare in quello che si è fatto?
Certo, una soddisfazione particolare da parte di tutti quelli che hanno lavorato in questa direzione; però ora bisogna continuare e come si suol dire “tenere alta la guardia” e l’attenzione.
Anche lei crede che ora, assorbito l’effetto ahock delle nuove sanzioni da parte degli automobilisti, venga la parte più difficile?
Come ho più volte detto bisogna lavorare perché si acquisisca un modo di essere da parte dell’automobilista, una sensibilità e una vera e propria cultura della sicurezza per sé e per gli altri. La diminuzione degli incidenti deve passare da una fase di deterrenza della sanzione ad una fase di acquisizione di sensibilità alle norme e ai comportamenti che premiano la sicurezza.
Ritengo che ci siano segnali confortanti che la “paura” della sanzione si stia trasformando in un sentimento di rispetto per la propria vita e quella degli altri.
Le contravvenzioni per mancato uso delle cinture in effetti sono dimezzate nell’ultimo anno. Non solo repressione quindi, ma anche informazione e prevenzione nei piani del suo Ministero?
Noi stiamo operando in questo senso facendo informazione e collaborando con scuole ed associazioni di volontariato. La sanzione in sé è importante ma irrilevante se non è preceduta da un’azione formativa e di “educazione stradale”. Il nostro è un forte richiamo a tutti quelli che operano in questo variegato mondo dei trasporti e della sicurezza dei trasporti.
Alla luce dei fatti, vede vicino l’obiettivo di dimezzare gli incidenti entro il 2010?
Beh, quello è un obiettivo che ha fissato l’Unione europea. Io lo vedo come un riferimento ma bisogna anticipare i tempi, senza aspettare il 2010. Si tratta di salvare vite umane, non è l’espansione di un’industria seppur importante. Bisogna impegnarsi tutti al massimo, non è una pratica lo ripeto, si tratta di salvare vite umane, per cui quello rimane un riferimento ma bisogna impegnarsi come se già fosse il 2010.
Come se oggi fosse il 2010?
E oltre.
Accertato che si tratta della strada giusta, secondo lei cosa manca per massimizzare gli sforzi sulla sicurezza?
Noi abbiamo puntato su vari aspetti, sicuramente in primis le norme, migliorare i comportamenti aumentando i controlli e le sanzioni, ma c’è anche un’altra strada che stiamo battendo e riguarda in particolare i costruttori di automobili. Le Case automobilistiche devono preoccuparsi di far meno gadget e prestare maggiore attenzione invece a tutti gli strumenti di sicurezza a bordo del veicolo. Un forte richiamo da questo Ministero ai costruttori di auto che devono puntare maggiormente sulla sicurezza. Bisogna cercare di perfezionare gli strumenti per la sicurezza, eliminando quelle che sono le facili propagande basate sulla potenza e sulla velocità del veicolo.
Possiamo dire quindi meno stereo e più airbag, meno cavalli e più ABS?
Meno messaggi sulla potenza e la velocità e porre più l’accento sugli strumenti che aumentano la sicurezza perfezionandoli ed esaltandoli. Il messaggio pubblicitario si trasformerebbe quindi in un invito alla sicurezza, al rispetto delle regole della legge e alla prudenza.
Nei messaggi che il mondo dell’auto rivolge ai giovani si parla di prestazioni esasperate, velocità impossibili, cavalli da corsa, lei crede che bisognerebbe cambiare messaggio?
L’ho già detto più volte: questo è uno snodo fondamentale perché i costruttori di autoveicoli debbono far parte di questo impegno comune verso una maggiore responsabilità e non possono chiamarsi fuori dalla partita che si sta giocando sulla sicurezza stradale da parte di tutti i protagonisti del mondo dell’auto.
C’è sensibilità secondo lei da parte dei costruttori auto o sono ancora troppo condizionati da logiche di mercato?
Eh, credo che molte volte prevalga il mercato. Ecco perché faccio questo richiamo, anche se avverto che in alcuni casi c’è una certa corrispondenza in tal senso. Il problema è che si tratta di una scelta culturale: la difesa della vita rispetto al mercato, che poi è il dilemma più grande del mondo. Io credo che il mercato debba soddisfare i bisogni dell’uomo. Se poi il mercato per soddisfare i bisogni di una cerchia sempre più ristretta orienta e condiziona anche le scelte di una collettività più vasta coinvolgendo l’essere umano in quanto tale, allora il mercato e le sue logiche vanno superate. Qui non è solo un problema di sicurezza stradale, ma è il problema di scelte e di strategie di fondo. E per portare a termine queste strategie il Parlamento sta facendo la sua parte, il Governo sta svolgendo il suo ruolo con grande forza e decisione, ma tutti i soggetti gravitano intorno a questo mondo devono fare il proprio ruolo. Il problema della sicurezza è un problema di ordine generale che riguarda tutta la collettività, non soltanto gli addetti ai lavori.
Ecco, per quanto riguarda il miglioramento della sicurezza stradale ci sono dei provvedimenti normativi che avete intenzione di varare per stringere ancora la vite intorno al problema?
Certo, c’è un nuovo decreto legislativocce si sta predisponendo per portare a termine la riforma del codice della strada.
La riforma aumenterà anche il numero di infrazioni che comportano decurtazioni di punti della patente?
Mi sa che qualcosa la dobbiamo prevedere in tal senso, soprattutto ipotesi che non avevamo previsto nel primo decreto legge poi convertito in legge (con cui è stata introdotta la patente a punti, ndr).
Anche la mancata manutenzione dell’auto rientrerà tra le infrazioni sanzionate con la decurtazione di punti?
Certo, questo l’ho sostenuto più volte, bisogna prevedere nuove sanzioni sia per la mancata cura della meccanica sia di tutti quegli strumenti e quegli accorgimenti che migliorano la sicurezza e anche la salvaguardia ambientale. Circolano dei veicoli che non sono sicuri, che sprigionano fumi nocivi per l’ambiente oltre che maleodoranti. La riforma punterà a salvaguardare la sicurezza e l’ambiente.
Quali sono i tempi della riforma?
Non brevi. Sono un po’ lunghi, purtroppo.
Quanto lunghi?
Lunghi… Sono poi i tempi della politica, quelli burocratici dell’approvazione del decreto legislativo che poi deve andare alle Camere…
Un anno?
Diciotto mesi.
Tra i casi di mancata manutenzione che saranno sanzionati con la decurtazione dei punti, saranno compresi anche i pneumatici?
Certo, parliamo naturalmente della meccanica e di quegli elementi che sono fondamentali per la sicurezza. Si parla naturalmente di controlli sulla strada agli automobilisti ma anche di verifiche preventive sulle officine che debbono effettuare le revisioni periodiche.
Pneurama è la rivista per gli specialisti della gomma: in Italia il battistrada sottomisura è sanzionato con una multa di poche decine di euro, meno del costo di un pneumatico nuovo, sarebbe come dire che chi va in autobus a fronte di un biglietto di 1 euro se viene trovato senza biglietto paga 90 centesimi di multa. Negli altri paesi europei le multe sono ben più alte e vengono decurtati anche i punti… Sicuramente l’attuale sanzione va aumentata, il pneumatico non è un semplice arredo dell’auto ma sappiamo bene che è un elemento fondamentale per la sicurezza del veicolo e sappiamo quello che succede a un’auto coi pneumatici fuori norma. Va quindi inasprita la sanzione ma soprattutto sono d’accordo col fatto di togliere i punti a chi gira con pneumatici lisci.
Secondo lei potrebbe incontrare resistenze questa intenzione?
Credo di no, sicuramente questa al momento è una mia valutazione personale ma che si inserisce perfettamente in un più generale clima diffuso di presa di coscienza sia tra la cittadinanza ma soprattutto condiviso tanto dal Parlamento che dal Governo: come ho già detto non è una pratica, si tratta di salvare vite umane.
Il pneumatico o è in regola o non lo è, per cui girare con pneumatici efficienti è un valore assoluto, la sicurezza non permette sconti o compromessi.
Dagli ultimi dati sulla revisione recentemente elaborati dall’Osservatorio Autopromotec traspare innanzitutto una grande evasione, e poi una grande percentuale di auto che passano il controllo proprio in quelle regioni dove il parco circolante è più vecchio, come se lo spiega?
Questo è un problema a cui bisogna mettere mano con decisione. La revisione rientra nell’area della prevenzione necessaria alla sicurezza, bisogna capire cosa succede, certo è che la revisione deve essere sostanziale e non formale. Non voglio accusare nessuno ma questa è una realtà che forse ci è sfuggita, bisogna fare delle valutazioni quantitative e forse anche numeriche sulle revisioni e chi le segue. Le sanzioni senza i controlli e le sanzioni, senza indulgenze, è il discorso di prima.
Si sente di dire qualcosa ai gommisti e alle categorie professionali che sono i principali lettori della nostra rivista?
Gli operatori professionali hanno tutta la mia attenzione e devono sapere di non essere solo destinatari passivi della nostra azione, ma sono soggetti attivi e importanti di questo mondo. Io credo che i risultati si ottengano solo quando si lavora in sinergia tra le varie figure e quando tutte queste sono importanti: gli operatori professionali sicuramente sono molto determinanti e hanno molto da dire sul tema della sicurezza.
Lei, all’interno del suo Ministero ha le deleghe sia per il trasporto terrestre che per la navigazione e l’aereonautica, le sembrano troppe o riesce a lavorare bene?
No, io lavoro bene, molto tranquillamente anche perché se uno pensa che si tratti di settori separati si sbaglia. La sicurezza stradale non può prescindere dal miglioramento delle autostrade del mare o dei collegamenti aerei e ferroviari per alleggerire il traffico che si riversa sulle strade. É quella strategia dell’intermodalità dei trasporti sulla quale stiamo lavorando.
L’Italia è il paese con più auto pro capite per abitante e più auto ogni chilometro di strada, precisamente 113 auto ogni Km di strada. Questo vuol dire molte, forse troppe macchine, e poche strade: cosa si sta facendo per migliorare la sicurezza sotto questo aspetto?
Bisogna naturalmente creare più infrastrutture ma bisogna anche pensare ai trasporti alternativi, appunto quel concetto di intermodalità di cui parlavamo. Non si può pensare solo alle autostrade in funzione dell’aumento delle macchine.
Si parla di un possibile scorporo del suo Ministero che dovrebbe tornare alle origini dividendosi tra infrastrutture da una parte e Trasporti dall’altra, è vero?
Non lo so, appunto se ne sta parlando quindi non so se si farà, è una questione di opportunità di scelte politiche che si sta portando avanti, vedremo a cosa porterà.
D'accordo, ma se lo scorporaci sarà si parla di lei come prossimo reggente dell’eventuale Ministero dei soli Trasporti (senza Infrastrutture), lo conferma?
Io credo che davanti a problemi come questi che si risolvono nel dover dare servizi a tutela della sicurezza dei cittadini non ci possano essere pressioni legittime da parte di questa o quella forza politica o questa o quella persona: chi lo facesse se ne prenderebbe le responsabilità, ma qui si tratta di continuare a lavorare per salvare la vita di molti automobilisti.
Non conferma né smentisce, quindi?
Esatto, proprio così.
Francesco Paravati
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